La calma è la virtù dei forti. D’accordo, il Grande Saggio non ha usato il termine “calma”, ma “pazienza”, cioè la parola che indica la capacità di saper aspettare senza fare nulla di particolare per cercare di migliorare lo stile di vita delle persone condividendo la sua proverbiale e infinita esperienza. Eppure il detto, adattato per la circostanza, forse potrebbe andar bene lo stesso se si considera il suggerimento che proprio gli ultimi avversari sembra abbiano lasciato alla squadra.
Certo, questa volta c’è da dire anche che, a suo favore, il gruppo aveva qualche alibi in più. Il nuovo ospite accolto, arrivando e mostrando tutta l’autorità data dal primo posto occupato insieme al Mantova, proprio come i lombardi, non era un cliente semplice da gestire. La difesa non potendo contare sulla solita ringhiosa grinta offerta dal suo indomabile “mastino” Zecchinello, squalificato, si ritrovava ad avere una risorsa in meno. In più, nell’ “alverare” della panchina mancava un’ “Ape” che, armata di buona velocità, agilità, coordinazione e tecnica potesse dare una mano, visto che la partenza di Gabriel non era ancora stata coperta dall’arrivo di un sostituto all’altezza giunto dal mercato. Tuttavia la nuova sconfitta incassata alla fine del duello, rispetto al big match precedente, lascia un pizzico di rammarico in più se si pensa che, in base a quanto visto nell’andamento della gara, forse questa volta si poteva ottenere un risultato migliore.
A parte il brivido fatto scorrere sulle nostre schiene dagli avversari da un tiro andato fuori di un niente nei primi secondi la squadra infatti, dopo aver trovato presto la via del gol, ha avuto il merito di far sentire tutta la frizzante intraprendenza data dai rapidi scatti e la ferocia del suo insistente pressing. Movimenti alimentati dall’entusiasmo i quali, all’inizio, avevano permesso ai nostri di continuare a proiettarsi in avanti scorrendo spesso sulla sinistra come uno sciame che, sospinto sia dai grintosi incitamenti dei bambini presenti a bordocampo sia dall’arrembante ritmo scandito dalle mani dei tifosi e dai tamburi degli ultras, viene attirato dalla possibilità di arricchire il proprio dolce bottino di reti. Proprio questa ghiotta consapevolezza però potrebbe, probabilmente, essere stata una delle cause che hanno contribuito purtroppo a capovolgere il punteggio favorevole.
A suggerirlo sembra la reazione opposta dal MestreFenice che ha avuto la forza di rialzarsi dalla cenere di un doppio svantaggio prima trovando il modo di non prendere subito altri gol in parte dispiegando un cordone difensivo ordinato e compatto. In parte, indovinando i momenti giusti per spiccare il volo in avanti appoggiandosi alle sponde offerte da Maltauro. O tentando di fare il giro largo sulla destra aprofittando proprio del frequente sbilanciamento dei nostri. Poi sorprendendoci nella ripresa alzando il baricentro e piombando subito nella nostra area più volte con un paio di tiri che pian piano hanno fatto perdere sicurezza.
I ragazzi ovviamente hanno provato a reagire cercando a volte di scavalcare ai lati lo sbarramento rivale, altre volte sferrando raffiche di tiri. Tuttavia quasi tutti i tentativi sono stati respinti da dei veneziani che, disposti a coppie di due in ogni zona del campo, hanno continuato a ribaltare con scioltezza il gioco affidandosi alla regia di un imprendibile Pires. Così, alla fine, la nuova serata di gala si è trasformata in un’altra deludente festa ospite che però ora invita i ragazzi non a lasciarsi andare allo sconforto, ma a ritrovare prima di tutto tranquillità. Ovvero quella serenità e fiducia che in molti tratti del duello hanno permesso alla difesa di sventare le minacce grazie all’esperta visione di gioco e classe del “maestro” Spatafora, all’instancabile e altrettanto talentuosa reattività del “folletto” Felix. E all’esemplare spirito di sacrificio proposto da un Benlamrabet ben disposto, quando necessario, a dare una mano anche dietro.
Serenità la quale da l’impressione di essere importante per poter, poi, provare a riacquistare determinazione, maggior attenzione e anche un po’ di pazienza. Doti cioè che promettono di diventare utili sia per continuare a mettere pressione all’avversario. Sia scandire con un po’ più di precisione i passaggi per ridurre il rischio di perdere troppi palloni pericolosi e costringere Verdicchio a dover mostrare di nuovo di essere forse uno dei migliori portieri della categoria. Sia per cercare di mantenere i nervi saldi anche davanti a un’altra eventuale sfortunata traversa o palo. O, ancora, per riuscire a “pungere” con più efficacia alle spalle i rivali. E tornare così a vincere, il prima possibile, con calma, magari già nel prossimo scontro diretto per i playoff in casa del Lecco.