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È uno dei grandi assenti di questa fase del campionato, nonché uno dei protagonisti della prima, brillante fase. E proprio per questo, dal di fuori, può fornire uno sguardo più lucido sul momento così del Maccan Prata. Stiamo parlando di Andrea Bastini, il portiere ai box per una frattura a un dito della mano, costantemente in tribuna e ansioso di poter tornare a dare il suo contributo.

Andrea, cominciamo dal principio: come ti sei approcciato al calcio a 5?
Ho iniziato un po’ per caso a 21 anni, otto anni fa. Abbastanza tardi, dunque. Prima giocavo nel calcio a 11, e giocavo fuori dai pali. La mia è una storia un po’ particolare: il ruolo del portiere mi piaceva, ma a 16 anni ero troppo piccolo per le porte grandi, e così mi hanno fatto provare fuori. Ho giocato in Promozione e in Eccellenza. Poi però ho avuto un problema a un ginocchio: sono rimasto fuori a lungo e non sapevo che fare. Partecipando ai tornei estivi ho ritrovato le porte piccole e la mia passione iniziale; poi mi sono fatto trascinare da un amico che giocava a 5. Il calcio a 11 non mi ispirava più e così sono diventato un “calcettista”.

Ora un altro infortunio ti ha costretto ai box dopo alcune brillanti prestazioni: come vivi dal di fuori il momento della squadra?
Purtroppo da fuori si soffre, perché so che non posso ancora rientrare, quindi perché so che non posso ancora dare il mio contributo in campo. Tornerò fra – spero – meno di un mese, per fine dicembre. Quando mi sono infortunato eravamo primi e c’è stato un andamento discendente. Il potenziale per risalire c’è, è che ci vanno anche storte certe partite.

Come vedi la ripresa dall’infortunio, specie se si considera che ti sei fatto male a un “attrezzo del mestiere”?
Spero che non ci siano problemi, ma sono cose da valutare al rientro, una volta tolti i ferri. Nel momento in cui riprenderò, magari mi servirà quella settimana di abitudine e di ripresa della fiducia, ma sono convinto che non mi si creerà nessun problema. L’infortunio ci sta, è il pericolo del mestiere.

Torniamo alle prime partite. Segnare per un portiere non è certo cosa comune, anche se forse nel calcio a 5 ci può stare di più che in quello a 11. Eppure di gol tu qui ne hai già fatti due e in due gare consecutive…
Diciamo che essere bravo tecnicamente coi piedi è una delle mie caratteristiche e non mi è nuovo segnare. In sette anni ho fatto circa 30 gol, l’anno scorso 4, ma un anno ne ho fatti 15, seppure in serie minori. Mi piace, ma ovviamente dipende dalla squadra. È bello fare gol, ma per il mio ruolo, ovviamente, l’importante resta parare.

Un cenno agli altri giovani portieri. Come li vedi? Cosa ti senti di dirgli?
Ho una grande stima di tutti loro. Sono ragazzi giovani con cui mi alleno tutte le volte e con cui c’è una buona sintonia. Hanno un grandissimo potenziale, perché sono giovanissimi. Dal punto di vista tecnico non gli manca niente, sono di buonissima prospettiva. Il problema è l’esperienza, che devono farla, non c’è altro modo. Poi ultimamente siamo complessivamente un po’ carenti nella fase difensiva, e questo non aiuta. Dobbiamo essere più concentrati tutti, stringere i denti assieme per la squadra.

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